martedì 15 marzo 2011

ASINTOTO SOCIALE

C'era un odore fresco
Di montagna spruzzata di ghiaccio
La borsa gravava verso terra e pareva scorticarle la spalla.
"Dovrei lavare le scarpe"-Pensò J. indirizzando lo sguardo verso il selciato.
Aveva avvistato sull'altro lato della strada un angolino soleggiato nel bel mezzo della piazza e senza abbassare lo sguardo avanzava velocemente solcando in diagonale la ressa.Giunta nel posto desiderato lascio cadere senza troppa accortezza il bagaglio,piegò le ginocchia incastradole l'una nell'altra e si sedette coi suoi jeans consunti a terra-un gesto che poco si addice ad una signorina per bene-avrebbe detto suo madre-la stazione è un posto poco raccomandabile.Per lei non era assolutamente concepibile una trasgressione simile,lei che per oltre trent'anni non aveva fatto altro che rigovernare la casa e rammendare i calzini di un uomo calvo e pingue che si sbatteva la sua segretaria nel letto coniugale.Ma per J.era tutto così profondamente naturale,lei non ci badava e sua madre non poteva tollerare tutta questa spontaneità.E se reputava il sedersi a terra una trasgressione,figuriamoci cosa sarebbe successo se le avesse detto che il suo fidanzato Marco in realtà si chiamava Marta e che,particolare non trascurabile,vivevano assieme in un centro sociale,proprio dietro la stazione.Si sarebbe disperata.O peggio,avrebbe finto di non capire,di non sapere.Perchè era proprio questa la specialità di sua madre,l'omertà.
"Voglio il divorzio"-Le disse un giorno il marito
Tutto quello che lei riuscì a dire,sfoderando il suo sorriso di circostanza, fu:"Caro,il pranzo si fredda,vieni a tavola".
J. era fuggita da quella assurda realtà,la vita era insostenibile.Aveva fatto amicizia persino coi piccioni dei portici durante i mesi di permanenza,e possedeva due cartoni che chiamava letto.Ma era felice,tutto sarebbe stato meglio che avere sotto gli occhi quella follia dilagante chiamata famiglia.E a chi le diceva:"Quando arriverà l'inverno potrai morire assiderata,te ne rendi conto?"-rispondeva sempre con una disarmante tranquillità al suono di:"Se non altro,morirei in un luogo chiamato libera scelta"

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