mercoledì 16 dicembre 2009

SOMETIMES I FEEL A KIND OF WARM SENSATION DEEP INSIDE

16 dicembre 2009

Quando annaspando nell’oscurità intrappolata tra quattro mura si riusciranno ad evitare tutti gli spigoli,quando si conoscerà la distanza esatta tra la porta ed il suo stipite,quando si scavalcheranno tutti gli ostacoli con assoluta certezza,allora si potrà chiamar quel luogo casa.

venerdì 27 novembre 2009

THIS IS A PICCADILLY LINE SERVICE TO COCKFOSTER

28 novembre 2009

Miocardio duole,di umidi ricordi estivi.Un giardino,manciata di sorrisi tra le corde di una chitarra,frasi improvvisate in mille lingue.Le parole non sono poi così rilevanti quando gli occhi raccontano la tua storia e mentre la sera non divenuta ancora abitudine ci invitava a calare gli occhi,io ti sentii pulsare,cuore.E’ dura,sembra stupido ma manca quasi quanto una presenza fisica nella mia vita,manca lo sporco grigiore di un binario,mind the gap,non caderci amico,questa donna non perdona,non lascia scampo,è ovunque,ogni canzone parla di lei,ogni lettera solleva il suo multietnico sentore che spazia in tutti i tuoi anfratti.Un sogno non si rivive,una volta morto è come un giornale precipitato dentro ad un pozzzo,fradicio,in decomposizione.morto.

CRINE ERRANTE

26 novembre 2009

Il vento violò le caduche tende,una salata brezza notturna eccitava la lastra marina,lontano un ragazzo trascinava le sue gambe stanche abbracciando una vecchia chitarra.Vagava,senza meta,nella terra di nessuno,straniero su ogni polvere,la bocca secca,non era stata dischiusa da troppo tempo.Perchè quando sei uno sporco sognatore nessuno ti si accosta,nessuno rivolge la parola ad un uomo errante con pacchi di storie nella bisaccia.Dalla finestra della sua statica camera Lucia lo vide.Lei,ragazza prodigio,costretta dal padre a suonare il violino fin dalla tenera età.Con questa innaturale imposizione lui aveva estirpato dal quel giovine animo l’amore stridente che si sprigiona ad ogni sfregamento dell’archetto sulle corde.Avrebbe voluto fuggire lontano,dove il suo destino non fosse già scritto,avrebbe voluto degli occhi che la capissero.Lasciò come sempre che il suo dolore scappasse dalla finestra suicidandosi sullo strapiombo scoglioso,il mare era grosso,agitato,scuro.E quella notte lo vide.Solcava l’infinità a ritmo del suo respiro,lo sguardo ieratico,le vesti lacere.Al suo passaggio i giunchi fluttuavano sotto il tocco del vento,quasi come inchinandosi per il passaggio del sire.Senza pensare Lucia afferrò la giacca,uscì,lasciando che la notte umida le alzasse la veste e le annodasse il crine.

“Hey tu,dove sei diretto?”-urlò Lucia al ragazzo

Egli proseguì nella sua marcia:non gli apparteneva più la sensazione che si prova ad essere invocati.

“Hey,dico a te sai?Quante persone pensi ci siano nel sentiero sotto il faro nel cuore della notte?!”-ripetè stizzita

Arrestò il suo passo,si voltò e la vide,bella come quella notte d’inverno,il mare argenteo,il sorriso bianchissimo

“Ciao straniera,non te l’hanno insegnato che non si parla agli sconosciuti,specialmente la notte??”-le chiese

“Come ti chiami?”-incalzò Lucia

“E tu,ragazza curiosa,come ti chiami tu?”-

“Lucia,ma non dirlo a nessuno,sarà il nostro segreto”rispose

“Lucia,Lucia Lucia,come mia madre-ripetè con la malinconia che ribolliva nella gola-Hai freddo Lucia?,guarda,la tua pelle dice che hai freddo,tieni-disse porgendole il suo maglione-metti questo,ti terrà al caldo”

Lei sorrise,un semplice gesto,così premuroso,accrebbe in lei il desiderio di fuggire con quel vagabondo.Senza parlare abbandonarono i gradini melmosi del faro,mentre la notte moriva ed un nuovo giorno si faceva avidamente posto tra i boccoli ramati di Lucia ed i riccioli scuri dello straniero.Lentamente i lori piedi avanzarono,senza pensare a nient’altro che non fosse camminare e lasciare che i loro giorni fossero scanditi solo dal battito del loro cuore.

mercoledì 25 novembre 2009

Sole di dicembre

Indescrivibile,oltre l'amore,qui siamo giunti e da qui partiamo.Non ricordo il dolore,non ricordo le liti,non ricordo i difetti,ma annovero tra i tuoi abbracci quello che hai fatto per me.Mi hai protetta,hai dovuto prenderti il peggio di me,hai saputo ricompormi,quando pensavo che mi sarei frantumata.Siamo cresciuti assieme,e proprio stasera,mentre soridevi,ho realizzato che senza di te sarei persa,non reggerei.Sei la mia colonna,nonostante tutto ho bisogno di te,sempre.

sabato 21 novembre 2009

THISONEISFORYOU-like all the others-BUTTHISTIMEINADIFFERENTWAY

22 novembre 2009
Una canzone,quella,parla di me,di quei giorni ormai troppo lontani sfumati tra una suola ed una nuvola.Ti vorrei qui,finalmente in modo diverso,solo per averti accanto,parlare,vederti muovere sulle note della mia musica.Chiaramente un po' d'alcool si fa sentire,mentre scuoto i capelli e rileggo i messaggi di un caldo luglio,mi confonde,ti voglio ancora?Inutile mentire,certe volte si,la notte specialmente,quando mi sveglio e sento che per riaddormentarmi avrei bisogno di te.Mentre ti parlo invece,sembra che tutto sia svanito,non fai più male,non ferisci più con la tua indecisione,mi fai bene,mi imbottisci di caldo affetto che springiona in me qualcosa di indefinito.Sto guarendo,cazzo,grazie.

giovedì 19 novembre 2009

PICCOLA

19 novembre 2009

Come quando il nonno alle elementari legava un cuscino sul retro della bici per farmi stare comoda

Quando in autunno si sgranavano le pannocchie

Come a Natale,attorno ad un tavolo,perché così doveva essere

Piccola

Come quando disegnavo il sole in un angolo del foglio

Scrivevo il tuo nome e tu sorridevi

Piccola

Come quando mi rifugiavo nelle tue braccia forti perché avevo paura del buio e tu col tuo amore lo sconfiggevi

Come quando ero malata,e tu mi compravi le caramelle colorate

Piccola

Come quando grazie a te ho scoperto la mia passione attraverso una valigetta in plastica

Come quando hai deciso di impaurirmi e togliermi il respiro

Piccola

Come ora,perché manchi

mercoledì 18 novembre 2009

RUSH OF NUTS

18 novembre 2009

Non conta il tempo o la lontananza,abbiam sempre bruciato le tappe,senza timori,scoprendo lentamente i dolori,depositati prematuramente tra le braccia dell’altra.Certe volte mi sembra ancora di sentirti arrivare alle mie spalle con la bicicletta,di sorriderti e capire che senza di te,tante cose non sarebbero state possibili.Tivogliobene.

lunedì 16 novembre 2009

MEMORY AFTER MIDNIGHT

16 novembre 2009

Inspiro,il colpo di coda dell’estate,la polvere depositata sul filo giallo dei miei anfibi,una maglietta,musica e fumo,un palco. Una dimensione nella quale il popolo degli interessanti si riunisce. La seconda boccata, grumo di anni corrono veloci sulle mie braccia, mille carezze desiderate, troppe parole lasciate cadere, vulnerabile la mia adolescenza si è frantumata nella tua possente stretta che torna spesso a turbare la mia quiete. Io,seduta sul letto,vacua giornata,tu ti volti,come se avessi dimenticato qualcosa ed ancora una volta inutilmente spero che sia un bacio,o semplicemente un sorriso,invece no,blocchetto degli assegni ed i miei atomi,come disgregati,eppure ero convinta di esserci,materica presenza che sfugge ai tuoi occhi,al tuo amore,nonostante sia pezzo di te,nata dalla tua stessa carne,come puoi affermare che questo non sia importante? Basta un niente,un fiore di maggio,salato ponte tra quello che ero e quello che sarò,indefinita unità che mi spaventa e l’unica certezza è che non ci sarai,come sempre d’altronde.

domenica 8 novembre 2009

LA PIUMA ED IL FANGO

9 novembre 2009

Cade,la pioggia senza freni inibitori,fregandosene di provocare bagnata eccitazione sul mondo circostante.Intrappolata tra le mie dita una matita con la punta smussata, tra gli occhi lettere da imprimere nella mente,occupata dai soliti vecchi accordi. Questa sera parliamo,come mille altre volte,ed io,ligia al solito copione,bramo di possedere i tuoi 21 anni di sfrontata bellezza, di saperti mia e di nessun’altro,costringendomi ad una tortura ormai diventata abitudine.Godo quasi della mia sofferenza,incapace di staccarmene,di porre un limite.Come un pianoforte scordato continuo puntualmente a suonare,sperando che si accordi da sé.Sei preziosa,come un’antica bambola in seta,inafferrabile come la polvere,indecifrabile come un manoscritto storico e fottutamente non mia come il peggiore degli incubi.

sabato 7 novembre 2009

PICCOLA OSSESSIONE

8 novembre 2009

Ogni amore si appiglia a dei particolari insostituibili,un neo,una risata,un profumo.E poi ci sono i tuoi ricci.Costante in ogni mia equazione,dolcissima ossessione che pervade la mia mente,offusca ogni ragione,portandomi al limite della pazzia.Ti amo.Ancora.Mentre il mondo corre fuori dal finestrino,bagnato dalla fredda pioggia ritrovo sui miei occhi il riflesso del tuo viso sorridente,come un pugno allo stomaco sorvola il tuo abbraccio.Le vene spezzate,sangue malato di amore non corrisposto che logora il mio animo,costringendomi a vivere di te,senza scampo sogno ancora di poterti avere.

LA DIVINA

8 novembre 2009

Fulminata,come di soppiatto,da una profonda bellezza senza scampo,divina dolcezza che sprigiona la sua voce mi avvolge nella sua morbidezza.Ricalco pensieri tracciati a carboncino accartocciandomi tra le sue gambe,lunghissimi binari abbronzati di accordi dissonanti,da brivido che si arrampica lungo la spina dorsale,ottenebra la mia vista con un angelico tocco avvelenato,trascinando ogni ragione in un baratro oscuro.La donna perfetta,la musica,sfuggente,insaziabile,sempre alla ricerca di nuove prede. Ed io,senza lei,come un barattolo vuoto,lasciato marcire il suo contenuto,mi ritrovo completamente soggiogata al lazzo di questa strega angelica.Scavò lentamente nei miei antri,nutrendosi dei miei dolori,dissetandosi con le mie lacrime,crebbe in me,infestando ogni goccia di sangue.Orgiastico incontro,di amplesso senza fine, orgasmo quotidiano ripieno di rintocchi incastrati con divina maestria,basta un tocco impercettibile e la magia ha inizio.

venerdì 6 novembre 2009

VITALE ASSASSINIO

29 ottobre 2009
Certe passioni non muoiono mai.Cara amica mia,come hai ragione. Proprio stasera,mentre cercavo per l’ennesima volta di censurare il mio desiderio,ecco che lentamente un dardo si è insinuato tra la mia carne,riportando questo stilnovista amore al presente. Non c’è realmente cura,l’ossessione non se ne va,come un alieno,sconosciuto,al quale non si sa come reagire. Ritrovo il tuo splendore tra le mille fotografie sorridenti, sulle note di una canzone, in mezzo ai versi immortali di qualche poeta. Sei ovunque, non mi lasci scampo,tutto mi costringe ad amarti e niente mi suggerisce di odiarti. Tu,con la tua dolce voce,i tuo riccioli così dannatamente adorabili,la tua candida pelle, il tuo soave tocco.Tu, piccola e fragile, così donna,così sensuale, così alla ricerca d’amore,così unica ed insostituibile mi divori. Non v’è forza di volontà che tenga con te,sei divenuta il mio carnefice ed il mio ossigeno. Non avere contatti con te mi irrita,mi agita, astinenza morbosa che si appiccica su di me,rovinando il resto dei minuti,trascorsi col volto bagnato,immaginandoti tra le mie braccia più bella che mai.

SINESTETICA QUOTIDIANITà

25 ottobre2009

Dita gialle,di grigio vizio,nodo blu di una cravatta intessuta con il bianco sorriso di un’amica che mi polverizza l’animo con sporadici incontri di un’intensità strabiliante. Intimissime sfumature dipingono la mia quotidianità,stanziando tra le lettere di un libro consunto.Rosa,le labbra di una principessa dai neri riccioli morirono su di me in un azzurro pomeriggio di settembre,quando ancora Estate viveva tra la mia pelle. Sotto una coperta arancio punge ancora il desiderio di avere il tuo corpo candido stretto al mio. Il mio essere arcobaleno,senza scelta, per naturale disfunzione congenita,sono così,amo l’uguale.

COCONUT WOOD

23 ottobre 2009

Certe volte la vita scava nel passato e ripesca vecchie sofferenze,come un baule di vecchi vestiti dimenticato in soffitta che viene riportato alla luce .Riversa ogni sfaccettatura di quelle sensazioni conosciute fin troppo bene in un presente quasi perfetto,dove non v’è più posto per fragilità e sensi di colpa.Eppure brucia ancora in mezzo al petto come se lo squarcio non fosse cauterizzato. E allora ci si aggrappa alle più banali forme di sopravvivenza, rabbrividendo tra le corde di una chitarra che vibrano ed una voce che rasenta il baratro più profondo delle emozioni. Si finge di essere qualcun altro,anche solo per un’ora e mezza e ci si dimentica di tutte le responsabilità alle quali ci si è sottratti,come degli immaturi infanti che hanno ancora bisogno di sentire l’abbraccio della mamma.

ABITUDINI

22 ottobre 2009

Come il ghiaccio che trafigge una foglia ormai priva di vita,così oggi giunse la notizia

Fredda,impassibile,mossa da un raggelante zelo razionale,ho raccolto i miei libri e me ne sono andata via Senza riflettere ho lasciato cadere il maglione a terra, permettendo al vento di increspare la mia pelle bianca. Nonostante ogni bagnato ricordo, sentirò la mancanza delle tue mani dure e colme di calli che tra le tenebre annaspano e vengono a darmi la buonanotte senza che io ti senta, non inspirerò più la tua polverosa presenza ogni sera,non vi sarà traccia alcuna del tuo virile vivere disseminato tra le lenzuola profumate. Lasci la mia vulnerabilità senza più protezione,rinunciando al calore di ogni Natale convenzionalmente imposto ma sempre segretamente desiderato dai miei occhi che ancora ricordano quando mi sollevavi e fingevi di farmi volare. Proprio come promesso,sarai sempre l’unico uomo della mia vita.

ONDE

16 ottobre 2009

Colma di disattenzione lascio naufragare una lacrima tra le parole caotiche tatuate a pagina 86. Piano l’inchiosto muta la sua forma,sfumando in una realtà indefinibile.Così il tuo pensiero è tornato a confondere la mia tranquillità. Immaginando le tue gote sento quasi la loro dolcezza irradiare le mie dita come il caldo sole,il tuo profumo vaga ancora evitando ogni sinaptico flash. Ogni poeta sembra parlare di te ma tutte le belle parole di questo mondo non basterebbero a descrivere ciò che il riflesso della tua memoria scaturisce in me.Non assorbo notizia alcuna che non parli di te,tentare di assimilare qualsiasi altra conoscenza risulta per me impossibile,tutto sembra attraversare la mia mente senza lasciare traccia mentre tu permani ad infestare le mie camere. Ti amo e ti odio,come diceva Catullo,una natura contrapposta alberga in me ed io non so trovare la forza di voltar pagina.Sei un flusso continuo d’emozione che mi trafigge l’essere.

TRASGRESSIONE DOMENICALE

11 ottobre 2009

Le pagine del giornale più anticonvenzionale di tutti i tempi surfano sotto i miei polpastrelli incollando il mio sguardo a quelle fotografie insolenti di donne senza freni,rockstar immortali e arte personificata in grandi nomi della moda.Un insolito caldo ottobre avvolge la mia pigra domenica, ricorda vagamente la mia estate londinese,quando il più caldo raggio di sole mi faceva brillare gli occhi. Vorrei essere in quel prisma di verde gaiezza, sentire il bambu rintoccare secco per le sferzate di vento, rollarmi una sigaretta e aspirare boccate profonde,leggendo rolling stone e ascoltando della buona musica. I miei anfibi ai piedi, amici inseparabili, simbolo di un no urlato alle imposizioni di un mercato del lusso italiano e provinciale. Mi piace ancora pensare di poter uscire di casa e trovarmi a southbank nel giro di mezz’ora,amo illudermi,nonostante siano passati due mesi. Ho il bisogno viscerale di camminare su quel pavimento grafite, alzare lo sguardo tra il vento bianco e percepire la mia fisicità tra i sogni di una vita. Invece non mi è concesso. Devo vivere ogni giorno fingendo di amare questo posto,di amare la gente che mi circonda mentre ogni mattino sento l’odio pulsare nelle mie vene,la voglia di fuggire,tornare alla vita da sempre ambita,là,dove sento di poter esprimere la mia più recondita essenza.

LACRIME PROVINCIALI

11 ottobre 2009

La vita in un piccolo paese è scandita da tradizioni di massa ferree,come il mercato del sabato pomeriggio, la visita al cimitero la domenica dopo la messa mattutina e la spesa nelle piccole botteghe ogni martedì . Oggi sono andata al cimitero,dopo anni. Mi crea sempre problemi varcare quel cancello satinato,vedere quelle madri piangere sulla tomba del figlio, sentire il dolore vacillare tra ogni cubetto di porfido e rendersi conto di quanto la vita sia priva di difese. Basta un battito di ciglia per essere avvolti dalle tenebre eterne. La morte arriva, come un parente scomodo,senza preavviso e crea scompiglio. I cimiteri dei piccoli sobborghi poi,hanno qualcosa di ancor più morboso. Tutti i passanti conoscono le sorti di coloro che giacciono ormai inermi sotto la pesante terra rossa, la guerra che stroncò centinaia di persone, gli anni della ribellione giovanile e delle droghe, malattie incurabili che spezzarono le famiglie,madri costrette a veder il figlio ventenne spazzato via dal rombo dei motori, bambini senza alito di vita sepolti prematuramente.E quel che rimane è una vacua fotografia,una statica proiezione di ciò che furono in vita.Camminando nel silenzioso quadrato ecco profilarsi la rete che unisce tutti quanti,andando a ritroso si riscoprono i legami di parentela che coinvolgono anche me. Rivedo il padre del mio primo amore, la bisnonna che mi regalava sempre un peluche per natale, la dirimpettaia che mi vide crescere, genitori di amici che li hanno dovuti abbandonare. Tutto questo mi destabilizza,la morte mi spaventa,come niente al mondo.Odio l’odore acre dei fiori lasciati marcire al sole,sopra quei rimasugli di corpi in decomposizione. Abbraccio mia madre,mi piace sentire il suo calore passare sulle mie braccia, mi piace il suo profumo.Penso a cosa farei se dovesse lasciarmi.Impazzirei,credo.Si,impazzirei. E nell’uscire noto delle tombe monumentali, persone che lasciarono posto all’immaterico ancor prima che il mondo conoscesse la crudeltà delle due grandi guerre, capomastri che eressero la chiesa, maestre zitelle dedite alla vita ecclesiastica, grandi nomi del passato importanti in un piccola realtà rurale.Questa è la mia vita quotidiana,tutto ciò che mi sento stretto addosso.Evadere,questa è la soluzione.

SUTURE OMBELICALI

06 ottobre 2009

Quando l’autunno giungeva a sbattere sulle imposte Sara amava dormire sotto la pesante coperta,completamente nuda lasciando la finestra socchiusa per sentir la fredda brezza passarle tra i capelli e annodarle i sogni. Ogni sera l’appetito l’abbandonava e quando il buio era ormai in ogni dove,riempiva la sua dimora con della musica e si rinchiudeva in doccia,dedicandosi alla cura del suo corpo per lunghe ore. Lasciava che l’acqua calda scivolasse su di lei,levando sporcizia e stanchezza,avvolgendola con un profumo di violetta che si spandeva per tutto il bagno. Viveva da sola da qualche anno,precisamente da quando la sua ultima coinquilina, si era trasferita in centro. L’indipendenza aveva i suoi aspetti positivi certo,ma troppe volte Sara era assalita dal terrore di finire i suoi giorni in solitudine,nonostante fosse ancora giovane e bella. Anche quella sera di fine ottobre si sedette sul letto con la consueta tisana notturna,il pc sulle ginocchia e una manciata di idee sparse per la sua mente. Scriveva. Tutto ciò che le attraversava la mente trovava accoglimento tra le parole battute freneticamente al computer, senza taboo tramutava i suoi amori e le sue delusioni in bellissime poesie che nessuno aveva mai letto. Le sue parole erano destinate a rimanere intrappolate in quell’acquario tecnologico per sempre, lei le rileggeva ogni qual volta un pensiero doloroso tornasse a turbarla dal passato,esorcizzava il dolore ritrovando tra le sue parole l’equilibrio,ma non consentiva a nessuno di violare il suo lucchetto. Spesso si chiedeva cosa la spingesse la notte a restare alzata fino a quando gli occhi non le bruciassero a causa della stanchezza,continuava a rigurgitare fiumi di parole senza sapere esattamente a cosa esse portassero. Seguiva il flusso di coscienza che la attraversava in ogni istante della sua giornata, e le idee nascevano dal nulla mettendo al mondo delle piccole opere d’arte. Tra quegli scritti imperfetti Sara ritrovava ogni episodio della sua esistenza, tutti i suoi dolori invalicabili, i suoi sorrisi splendenti, la sua apatia generazionale del cazzo. Il suo corpo sottostava ai voleri della mente, senza potersi opporre, il cuore per esempio,non poteva opporsi di aumentare il suo ritmo quando i pensieri si annidavano su di lei,così come lo stomaco non scioglieva i propri nodi quando il cervello proiettava bellissime immagini di un amore mai esistito. Era una monotona sindrome terminale alla quale non v’era cura.Solo l’attesa avrebbe portato alla morte completa,e lei non aspettava altro,ma allo stesso tempo non voleva lasciare andare quelle sensazioni che in un modo o nell’altro la facevano sentire viva. Senza questo dolore lei non aveva nulla che la tenesse in vita,non aveva una storia da raccontare, non aveva nulla. Aveva basato la sua esistenza dell’ultimo anno su questo amore tormentato che poco a poco aveva smangiato la sua integrità morale. Ed ora non le rimaneva nulla. Ora avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo, nuovi occhi da leggere, nuova carne da amare, nuova anima da proteggere. Cazzo.

GIALLO

05 ottobre 2009

Le sue all star gialle scolorite e deformi a causa della troppa strada percorsa giacevano inermi tra i libri di scuola e i vestiti freddi. Quella mattina aveva incontrato una ragazza,la nuova,come era stata banalmente additata. A scuola aveva fatto il suo ingresso timidamente,avanzando nell’atrio con lo sguardo raso terra per timore di incrociare gli occhi inquisitori di qualcuno.”Loro sanno”-si ripeteva”è marchiato a fuoco sulla tua carne”.Luisa,reduce dall’ennesima nottata vissuta in qualche letto sconosciuto urtò Giada “perdonami”-disse distrattamente. Alzando il viso venne catturata dallo sguardo impaurito e dall’espressione sofferente della nuova,rovinosamente caduta a terra. Stesse a fissarla per qualche istante e poi si sedette sul freddo pavimento con lei, proprio nel mezzo dell’androne, incurante degli studenti che freneticamente si apprestavano a raggiungere le aule. “Sei nuova?”-chiese curiosa Luisa. Giada mosse il capo,senza fiatare.”vieni,adesso ti mostro tutto ciò di cui hai bisogno per sopravvivere in questo orribile posto”-disse Luisa prendendo la mano di giada. Iniziarono a correre come se una feroce le stesse inseguendo. Giunsero nella libreria della vecchia zia di Luisa.”Ecco-esclamò- qui ho imparato tutto ciò che so e sarà qui che tu troverai le risposte che cerchi”.La nuova iniziò a sfiorare le vecchie copertine in pelle,le pagine ingiallite lasciandosi inebriare da quel sentore di sapienza antica che tanto amava,mentre quelle parole più volte sverginate venivano trasfuse al suo cuore.

“Bello vero?-chiese Luisa-è uno dei miei sonetti preferiti”

“Shall I compare thee to a summer’s day”iniziò a recitare timidamente Giada

“è stupenda,la adoro”-disse con la voce colma di emozione-la mia ragazza mi chiamava sempre sole,mi ripeteva che ero bella come un caldo pomeriggio estivo”

In quel preciso istante i loro sguardi colpirono lo stesso punto e Giada capì di essersi tradita.

“va tutto bene,con me puoi essere te stessa”-la rassicurò Luisa

Lentamente Giada le si avvicinò,la sua bellezza illuminava il suo sguardo,il respiro si fece pesante,la sua candida pelle scorreva ora sotto le dita di luisa,riportandola a vecchi ricordi dolorosi.

“Andiamo a casa”-disse Luisa”non qui,ti prego,non deve succedere nulla in questo posto”.

Raggiunsero la piccola casa gialla ai piedi della collina,il freddo era penetrato nelle loro ossa,i loro visi,rossi e gelati erano più belli che mai. Senza dire una parola i vestiti caddero sul pavimento lasciando orni preoccupazione al di fuori di quei gesti colmi di dolcezza. Si tennero compagnia per molte ore,ridevano,spezzando le risate con qualche bacio,i loro corpi erano stretti l’uno all’altro,i loro battiti a contatto,i loro occhi potevano intrappolare e scacciare i dolori dell’altra. In quel perfetto microcosmo non c’era posto per altro. Vi era solo l’amore,il sublime,profondo amore tra due cuori fatti della stessa sostanza, la stessa immagine riflessa dallo specchio. Nessun naturale e doloroso incastro tra quei due corpi ma solo dolce contatto mosso dall’insaziabile passione.

“E’ sbagliato”-sussurrò Giada-“Tutto questo è contro ogni regola,ogni ordine naturale,se qualcuno lo scoprisse io sarei rovinata,ancora una volta verrei ricoperta dalla vergogna di aver amato una persona sbagliata”

“Stronzate-urlò Luisa balzando sul pavimento-solo una massa di stronzate Giada,non lo scoprirà nessuno,finchè saremo io e te in questa stanza andrà tutto bene,non ti devi preoccupare,non abbiamo bisogno di null’altro,devi solo fidarti di me”

“Ti fidi di me-chiese-dimmelo Giada,ti fidi di me?”

“Si,mi fido,mi fido,ma devi promettermi che andrà tutto bene,che con te sarà diverso,che il mondo non varcherà mai quella soglia-disse puntando il dito in direzione della porta gialla-promettilo”disse piangendo

“Lo prometto Sole,lo prometto”la rassicurò Luisa stringendo il corpo ormai freddo di Giada

Continuarono ad amarsi per anni in quel frammento di stoffa colorata,tra converse abbandonate sul pavimento e libri letti una volta di troppo.

FISH 'N LIPS

02 ottobre 2009

Settembre,il buio del mattino di città era ben visibile,oltre i fili del tram,avvolti da un sottile strato di nebbia. Il colorato bikini era ormai un aquilone fuggito dalle mani di un’incauta bambina. Si accese una sigaretta con disinvolta sicurezza,un gesto meccanico che era entrato a far parte del suo essere. La notte precedente era rimasta a pensare fino a tardi, facendo vagare i pensieri in ogni parte del mondo,per poi tornare miseramente sempre da lei. Non le erano servite le risate cullate dall’amaro di una birra, seduta con gli amici di sempre a discutere di cose banali, scontrandosi con le sue scelte di vita e la sua natura, spesso ancora troppo difficile da accettare. Quando era rincasata il buio l’aveva inghiottita nuovamente, seccandole la gola e facendo sgorgare dal suo cuore sangue scuro, mescolato all’immagine di quella bellissima principessa con la giacca di pelle. Non riusciva a superare il dolore di averla persa.,tutto per colpa della sua smania di assoluta verità-deve sapere,deve sapere-si ripeteva nella sua mente,eppure mentre confessava la colpa di amare,il suo cuore sapeva che le sue parole non avrebbero portato a nulla,o al meno,non a quello cui mirava lei da troppo tempo. La scuola s’innalzava davanti a lei,in tutto il suo rosso splendore, portando con sé responsabilità e doveri che lei ancora non aveva imparato a rispettare. Le regole,troppo statiche,così attraenti nella loro rigida confezione,erano fatte per essere infrante e lei era davvero brava a farlo. Costretta nella sua maledetta immaturità affrontava ogni scaglia di esistenza a muscoli contratti, come un gladiatore era sempre al centro dell’arena,pronta a combattere la morte certa. Quella mattina lo stomaco premeva sugli organi,le doleva,troppo fumo,troppo alcool,troppe notti insonni…troppa lei. Con prepotenza si era insinuata nella sua biosfera alterando ogni ritmo vitale,ed ora lei era incapace di disinfestare il suo corpo. Quella dolorosa dipendenza la divorava e lei era consapevole che più la desiderava,più il suo senso di smarrimento aumentava. Dovrebbero proibire l’innamoramento,non è meno nocivo della droga o di qualsiasi altra sostanza inebriante,è una malattia sociale che colpisce ogni individuo,provocando morte e desolazione. Quanti cuori rastrellati via dal netturbino tra i mozziconi e la polvere della metropoli,li incontrava ogni mattina, tra i riccioli di quel ragazzo alto, sulle labbra della biondina con il fermaglio nero, agganciati alle stringhe rosse di quelle scarpe luride. Studiava la gente come se avesse il diritto di farlo,lo faceva da sempre. Leggeva negli occhi delle persone raschiandone il fondo e cercando di capire cosa celassero dietro iridi carnevalesche. Salì le scale in legno,cigolanti e segnate dal passaggio di giovani gambe,mentre il suo pensiero evadeva da quelle vetrate per volare al di là di ogni confine razionale. Era una dolce ossessione che le pervadeva le calde membra raggelando ogni goccia di vitale flusso. Autolesionismo. Aveva un unico nome. Nonostante sapesse quanto fosse sbagliato e contro ogni logica esistenziale,continuava a cercare la sua regina in ogni anfratto della sua giornata,sperando di imbattersi tra la folla,in occhi simili ai suoi. Erano dolci, color miele,in una culla bianca di sofferenza sommessa. Sarebbe impazzita per la morbidezza dei suoi capelli,sciolti su quel collo bianco che scatenava in lei una irresistibile voglia di vestirla di baci,teneri,lenti,passionali. Ma non poteva,lei non era un principe azzurro e non le era concesso salvare la sua bella dalle sofferenze,proteggerla dal male e far trionfare il bene scoccandole il più dolce dei baci su un letto di rovi. La verità era che l’aveva persa per una scelta imposta da qualcun altro, una forza superiore inarrestabile che col suo mantello nero l’aveva avvolta senza che lei potesse opporsi. Quelle mille bellissime labbra non l’avevano distratta, la sua mente restava seduta sulle sue curve senza che lei potesse cercare di vivere i suoi anni senza pensieri,ogni bacio svenduto senza peso era una pugnalata nel petto, ogni bugia lasciata tragicamente vibrare la divorava –Sei bellissima- aveva ripetuto troppe volte a sconosciute in cerca di trasgressione. Ogni volta tornava a casa,salendo gli scalini bianchi,chiudeva dietro di se il portone color sabbia e subito sprofondava nella solitudine più totale, sentendosi in colpa per quello che aveva commesso. Non esiste sapone che possa lavar via lo sporco di un amplesso imposto e non desiderato, l’odore della passione si annoda sulle fibre eliminando ogni possibilità di dimenticare il peccato commesso. Aveva tanti amici,volti che conosceva fin troppo bene, ma questo non le bastava, la sicurezza che automaticamente faceva sua nel gruppo spariva istantaneamente ogni qual volta si trovasse tragicamente sola. Ripensava all’anno trascorso,alle mille difficoltà affrontate,ai dissidi interiori che l’avevano indebolita e alle troppe volte nelle quali,rinchiusa in un bagno in disordine o raccolta nel suo letto,aveva visto il suo stesso sangue abbandonare le violacee vene, con impressionante lentezza scorreva lungo i suoi polsi,girando sulle unghie e cadendo a terra. Adorava sentire il dolore materializzarsi e poterlo finalmente battezzare Chiunque in quel modo,poteva toccar con mano la sua sofferenza, era molto più facile per lei spiegare cosa stesse succedendo. Ho sbattuto contro la finestra,si è rotta una tazza, ho un gatto feroce. Scuse inventate per celare la vergogna di una debolezza dilagante,alle quali sperava che nessuno credesse. Si sentiva finalmente padrona della sua vita,in quei frangenti di fredda follia decideva di dar forma ai suoi problemi, incidendo sulla sua carne parole mai dette. Una volta tentò di scusarsi,scrivendo un rudimentale PERDONAMI,ma il dolore era troppo grande e i tagli troppo profondi,fu l’ultima volta. La paura l’aveva immobilizzata. Stava completamente perdendo di vista la bellezza di vivere, le sue giornate erano grigie, morivano sulla sua giovinezza senza essere scartate. Poi arrivò lei,con la sua voce la risvegliò dal coma riportandola a galla senza timore la legò alla sua vita,si prese cura di lei,come se fosse un cucciolo smarrito. Il suo calore materno la inondava nonostante la distanza. In poco tempo divenne la sua panacea, sentiva che il respiro la abbandonava se non riusciva a sentirla ogni giorno, il bisogno di vederla divenne quasi fisico, le doleva il ventre, il tremore s’impossessava dei suoi arti e la voce le spariva. Dopo mesi riuscì finalmente a dare un nome a tutto questo. Tragicamente amore. Si domandò come all’improvviso tutto questo le sembrava esistesse da sempre, non riusciva a ricordare come fosse la sua vita prima di incontrare la sua contessa, amava il rischio di andare in overdose per colpa di quel corpo di donna maledettamente bello. Le appariva come una creatura perfetta, priva di negatività, la sua salvezza fatta persona, il suo unico appiglio,nella sua vicinanza trovava sufficienti motivi per alzarsi dal letto ogni mattino. Lasciava che le sue giornate dipendessero dalla sua volontà,senza trovar la forza di dar un senso alla sua vita che non fosse trascorrere le ore dietro ad un monitor a fissar il suo nome lampeggiare. Suonò la campanella e lei venne ricatapultata nella realtà-cazzo,non ho preso mezzo appunto,deficientedeficientedeficiente,devi fare qualcosa santo iddio,mica vorrai ripetere la cazzata dell’anno scorso!- In realtà non sapeva cosa volesse da troppo tempo, non programmava nulla,viveva nel ricordo di un’estate ai limiti della perfezione e di un amore sbagliato che cresceva in lei ad ogni parola scritta con la mano incerta.

BIANCO

02 ottobre 2009

Chissà se nella stessa luna ami perdere lo sguardo e inciampare

distrattamente nei miei occhi annegati.

Forse non sai quanto la bellezza delle tua labbra mi accompagni tra le tenebre

vomitando parole mai nate

e sempre desiderate. Piangi il mio stesso sale

logaritmo polposo che batte in te,assennato ti trascina nel raziocinio

generando la mia debolezza

sotto uno scroscio caldo,di acqua pesante.

Mi sporca

Di sudati ricordi trasandati,dimenticati e riaffiorati tra le tue assenze

Con espressioni mai viste,immaginate da lontano,attraverso distanze irriducibili

E ti appoggi egoisticamente ai minuti che scivolano su di me

Senza essere vissuti

Fotogrammi distratti ,lasciati cadere nel vuoto di un pensiero mancato

Radiohead che grattano nel profondo, muscoli tesi che si accartocciano sulle ossa fragili

Cos’è la materia umana,quando svuotata del suo essere amore personificato?

Brandelli di urla,straziante viola sotto le palpebre, dita atrofizzate senza l’ultimo ballo

Questa la disfatta dell’uomo,l’ago impercettibile dell’amore

che annienta l’esistenza come un banale prelievo.

Ma nulla vi è di banale nella privazione della vita.

ZOOM

25 settembre 2009

Sapore di menta

Parla spesso di te e dei tuoi occhi

Baciando una sigaretta,delle tua labbra

Dei sogni aperti,sgualciti,passati a me

Così ti ritrovo,in ogni angolo della mia giornata

Dormiente su un cucchiaino,malinconia in svendita accanto ad un treno

Tra le pagine di un libro,sulle mie dita

Ritrovo il tuo contatto ,esplorando la mia mente

fioriscono i tuoi capelli su di me

E come se non fosse mai esistito quel pomeriggio

Azzurro tinge la mia pelle

Un sorriso spezzato corre verso di me

Inseguendo le memorie perdute di un’amore senza ragione.

FIORI SECCHI

23 settembre 2009

Lentamente,scavando tra mille profumi emerge un ricordo appuntito. Scinde il mio essere,sovrastando ogni ragione,abusando della mia tranquillità. Caos primordiale sotto vetro,esistenza vacua che scema in allergia asettica irrompendo nelle mie giornate con trascurata violenza. Cristallizza quel soave pianto sulla mia colorita piaga,con un unico nome,un unico perenne cilicio impalpabile. Grava su di me una pantagruelica colpa,conficcandosi tra la mia carne,lacera ogni tessuto sano necrotizzando la purezza del giusto pensare. Ancora mi sfugge il movente, ancora mi fermo a riflettere su cosa mi spinse, un apatico frangente di vita a lasciarmi sollevare da questo turbine di cagionevole passione repressa.

PHOBIA

12 settembre 2009

Come un cavallo che scalcia,sollevando un turbine di polvere che lo travolge e lo stordisce,così io vorrei che il tuo ricordo fosse polvere ed io,scalciare allontanando da me il dolore e conservare solo la memoria dei tuo dolci riccioli intrappolati tra le mie dita

TATTILE

12 settembre 2009

Le mie dita che finalmente potevano scorrere sulla tua pelle,percepire la tensione,il tuo battito che lentamente penetrava nella mia carne e subito si fondeva col mio. Odore di te sulle mie mani,attorcigliato tra mille domande fatalmente senza risposta,incarni tutto ciò che vorrei e tutto ciò che non vorrei mai volere.Il vento sferza –hai freddo?-mi chiedi.-si-rispondo. Ma stavolta non sarà di certo un maglione a lenire le mie sofferenze e proteggermi,ho il tuo sorriso sadico impresso in me che tornerà ad ogni respiro ricordandomi la sensazione del tuo corpo caldo stretto al mio.

SHE IS MY SIN

25 agosto 2009

Lascia che il tuo candido profumi continui a solleticarmi il viso,carezzando i nodi dei miei capelli,scendendo piano sugli occhi e svanisca lentamente in un giorno di settembre inebriato dalla tua vicinanza

FUCKED UP

13 agosto 2009-London

E mentre Londra piangeva su di lei,si rese conto che la morte di un sogno è la sua realizzazione

IT'S NOT A BIG DEAL

30 luglio 2009-London

Amo quando il sole si rifugia dietro ad una nuvola e compone sinfonie dorate che increspano il Tamigi.Amo camminare a southbank e lasciare che il vento mi rubi i pensieri,navigare tra mille diversi e sentirmi uguale e loro. Amo anche le lacrime che scivolano piano e arrivano fino al cuore che smette di battere per non ferirmi .Amo sentire l’umido della notte sulle mie ossa mentre guardando i cielo fumo l’ultima sigaretta della giornata. Amo accarezzare i ricordi delle risate condivise con tutti coloro che hanno vissuto con me questa esperienza magnifica,amo sentirmi a casa ovunque vada ma soprattutto amo il profumo della mia vita in questo luogo così fottutamente speciale.

COGITO ERGO RUM

17 maggio 2009

Lo stato di semisbronza conferisce al mondo una nota agrodolce,un po' sfumata.Il capo supremo invia l'impulso e l'azione arriva in ritardo.Un'amaca sospesa nel nulla,che dondola e stordisce,tutto diviene precario,distorto,una psichedelica maratona contro l'abbandono del pudore,come un temporale secco,una scossa a rilento,un impacco di cemento sul cranio.E quando arriva il sonno,tutto è ovattato,un impalpabile disturbo,insivibile chiarore;Morfeo possente penetra nelle membra e non molla la presa per lungo tempo.Il risveglio poi,traumatico,doloroso,surreale sensazione di pesantezza,sporcizia,ruvido ricordo sulla lingua,impastate memorie che vorticano nella mente.Eppure il conte domina ogni notte,col calar delle tenebre tiene banco tra gli spiriti ribelli,accompagna il sonno dei vagabondi,affonda le sue fauci nelle debolezze altrui,provoca risa incontenibili tra i giovani ribelli.Grazie caro A,sarai pure un bruciatore di neuroni,ma diverti da morire