Volo artico tra nuvole colanti e tungsteno intermittente.
Planò a terra con un tonfo,
secco e schernito.
Le ali inorganiche si spensero
come un motore stanco.
Sentiva la vita scomparire come uno starnuto,
infetto di tempo imprigionato,
di vetri rotti e rossetto sbavato.
L’aurora boreale si stendeva nelle membra,
con un bagliore malato,
vulnerabile ed incompleto.
Ricaptazione serotoninica a terra ed iridi offuscate,
quello fu il suo ultimo risveglio.
Poi un manto ombroso,
umido ed eterno calò sul suo volto.
E tutto venne risucchiato con uno spargimento
di ceneri funebri.
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