Dalla bocca sbavava
plastica fusa.
Puzzava,
di rappresa coagulazione chimica.
Sferette tondeggianti di gommose tinte
decoravano le lenzuola squarciate,
sporche di qualcosa che brucia.
Arde il corpo elastico e si deforma
lungo una traiettoria infinita
insozzando l’innocenza di una madre
sverginata dalla monotonia della sua esistenza.
lunedì 9 maggio 2011
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