venerdì 6 novembre 2009

LACRIME PROVINCIALI

11 ottobre 2009

La vita in un piccolo paese è scandita da tradizioni di massa ferree,come il mercato del sabato pomeriggio, la visita al cimitero la domenica dopo la messa mattutina e la spesa nelle piccole botteghe ogni martedì . Oggi sono andata al cimitero,dopo anni. Mi crea sempre problemi varcare quel cancello satinato,vedere quelle madri piangere sulla tomba del figlio, sentire il dolore vacillare tra ogni cubetto di porfido e rendersi conto di quanto la vita sia priva di difese. Basta un battito di ciglia per essere avvolti dalle tenebre eterne. La morte arriva, come un parente scomodo,senza preavviso e crea scompiglio. I cimiteri dei piccoli sobborghi poi,hanno qualcosa di ancor più morboso. Tutti i passanti conoscono le sorti di coloro che giacciono ormai inermi sotto la pesante terra rossa, la guerra che stroncò centinaia di persone, gli anni della ribellione giovanile e delle droghe, malattie incurabili che spezzarono le famiglie,madri costrette a veder il figlio ventenne spazzato via dal rombo dei motori, bambini senza alito di vita sepolti prematuramente.E quel che rimane è una vacua fotografia,una statica proiezione di ciò che furono in vita.Camminando nel silenzioso quadrato ecco profilarsi la rete che unisce tutti quanti,andando a ritroso si riscoprono i legami di parentela che coinvolgono anche me. Rivedo il padre del mio primo amore, la bisnonna che mi regalava sempre un peluche per natale, la dirimpettaia che mi vide crescere, genitori di amici che li hanno dovuti abbandonare. Tutto questo mi destabilizza,la morte mi spaventa,come niente al mondo.Odio l’odore acre dei fiori lasciati marcire al sole,sopra quei rimasugli di corpi in decomposizione. Abbraccio mia madre,mi piace sentire il suo calore passare sulle mie braccia, mi piace il suo profumo.Penso a cosa farei se dovesse lasciarmi.Impazzirei,credo.Si,impazzirei. E nell’uscire noto delle tombe monumentali, persone che lasciarono posto all’immaterico ancor prima che il mondo conoscesse la crudeltà delle due grandi guerre, capomastri che eressero la chiesa, maestre zitelle dedite alla vita ecclesiastica, grandi nomi del passato importanti in un piccola realtà rurale.Questa è la mia vita quotidiana,tutto ciò che mi sento stretto addosso.Evadere,questa è la soluzione.

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