venerdì 27 novembre 2009

CRINE ERRANTE

26 novembre 2009

Il vento violò le caduche tende,una salata brezza notturna eccitava la lastra marina,lontano un ragazzo trascinava le sue gambe stanche abbracciando una vecchia chitarra.Vagava,senza meta,nella terra di nessuno,straniero su ogni polvere,la bocca secca,non era stata dischiusa da troppo tempo.Perchè quando sei uno sporco sognatore nessuno ti si accosta,nessuno rivolge la parola ad un uomo errante con pacchi di storie nella bisaccia.Dalla finestra della sua statica camera Lucia lo vide.Lei,ragazza prodigio,costretta dal padre a suonare il violino fin dalla tenera età.Con questa innaturale imposizione lui aveva estirpato dal quel giovine animo l’amore stridente che si sprigiona ad ogni sfregamento dell’archetto sulle corde.Avrebbe voluto fuggire lontano,dove il suo destino non fosse già scritto,avrebbe voluto degli occhi che la capissero.Lasciò come sempre che il suo dolore scappasse dalla finestra suicidandosi sullo strapiombo scoglioso,il mare era grosso,agitato,scuro.E quella notte lo vide.Solcava l’infinità a ritmo del suo respiro,lo sguardo ieratico,le vesti lacere.Al suo passaggio i giunchi fluttuavano sotto il tocco del vento,quasi come inchinandosi per il passaggio del sire.Senza pensare Lucia afferrò la giacca,uscì,lasciando che la notte umida le alzasse la veste e le annodasse il crine.

“Hey tu,dove sei diretto?”-urlò Lucia al ragazzo

Egli proseguì nella sua marcia:non gli apparteneva più la sensazione che si prova ad essere invocati.

“Hey,dico a te sai?Quante persone pensi ci siano nel sentiero sotto il faro nel cuore della notte?!”-ripetè stizzita

Arrestò il suo passo,si voltò e la vide,bella come quella notte d’inverno,il mare argenteo,il sorriso bianchissimo

“Ciao straniera,non te l’hanno insegnato che non si parla agli sconosciuti,specialmente la notte??”-le chiese

“Come ti chiami?”-incalzò Lucia

“E tu,ragazza curiosa,come ti chiami tu?”-

“Lucia,ma non dirlo a nessuno,sarà il nostro segreto”rispose

“Lucia,Lucia Lucia,come mia madre-ripetè con la malinconia che ribolliva nella gola-Hai freddo Lucia?,guarda,la tua pelle dice che hai freddo,tieni-disse porgendole il suo maglione-metti questo,ti terrà al caldo”

Lei sorrise,un semplice gesto,così premuroso,accrebbe in lei il desiderio di fuggire con quel vagabondo.Senza parlare abbandonarono i gradini melmosi del faro,mentre la notte moriva ed un nuovo giorno si faceva avidamente posto tra i boccoli ramati di Lucia ed i riccioli scuri dello straniero.Lentamente i lori piedi avanzarono,senza pensare a nient’altro che non fosse camminare e lasciare che i loro giorni fossero scanditi solo dal battito del loro cuore.

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